Degrado biologico
La
facciata presentava un degrado diffuso in modo omogeneo su
tutta la superficie.
La
superficie lapidea era ricoperta da patine scure di alghe
con frequenti colonie licheniche.
Nelle
fughe e negli interstizi tra i conci dove c’era ristagno di
umidità e formazione di terriccio si erano sviluppati muschi
e piante infestanti, sulle cornici si erano insediati
arbusti e rampicanti.
Lo stato
di abbandono a rudere, la mancanza di manutenzione e la
collocazione in un ambiente favorevole allo sviluppo dei
biodeteriogeni (dalle alghe alle piante superiori) sono
state le principali cause di degrado.
Oltre al
danno estetico contribuiscono infatti con notevoli
aggressioni di tipo chimico (alghe e licheni) e fisico
(piante erbacee e legnose) al degrado della pietra, aprendo
vie sempre maggiori alle infiltrazioni d’acqua.
Scagliature ed esfoliazioni
Il
calcare compatto di cui è costituita la facciata (Pietra
d’Istria / Orsera) è caratterizzato dalla presenza di
venature e microfessure che lo rendono sensibile agli agenti
di degrado. L’infiltrazione di acqua nelle microfessure,
associata alla presenza di alghe penetrate in profondità,
forti variazioni di temperatura (cicli gelo-disgelo) hanno
dato luogo a gravi fenomeni di scagliatura ed esfoliazione
con conseguente perdita di materiale in superficie.
Fratturazioni e distacchi
Molti
conci in pietra, in seguito agli eventi sismici, si erano
dissestati, alcuni elementi come i capitelli delle colonne
erano pericolosamente instabili, altri soggetti a sforzi di
compressione si erano fratturati.
Disgregazione, decoesione, erosione
Le zone
maggiormente sottoposte al dilavamento sono caratterizzate
da fenomeni di erosione con perdita della superficie.
Le
stuccature e le malte di riempimento tra i conci erano quasi
ovunque deteriorate e spesso mancanti.
Alcune
stuccature frutto di precedenti interventi di manutenzioni
sono realizzate con materiali incompatibili come mastice e
cemento
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